Bicicletta-fantasia

Biciviltà

quelli che scelgono la lentezza, la vitalità e la leggerezza

quelli che attraversano la città-ostacolo con dolcezza

acrobatica danza dei corpi e naso all’insù,

felici e lenti, tra incontri e sorrisi ai semafori .

Li vedi quei elfi diversi? li vedi?

diversi di una città in trasformazione, possibile, in atto. Siamo sempre più numerosi. Un fiume molto critical invade strade e tangenziale, rida lentezza e senso, il senso che costruiamo insieme un presente possibile. Rivoluzione del pedale.

Ma poi una macchina che ti travolge, in bicicletta. Quanti morti ci vorranno per fare emergere alla coscienza collettiva questo traffico-killer? Coazione masochista a ripetere l’istinto di morte:  persone auto-ingabbiate, traffico-sfogo di tutte le frustrazioni, prepotenza di narcisi nombrilisti pronti all’acceleratore.

 Perché non muori, però come lo vorrebbe la cultura antica, per “destino” o per “fatalità”, solo per i buchi o i sampietrini (anche se vere strade sarebbero urgenti!). Muori perché bolidi disumani ti vengono addosso, in modo sempre più veloce purché risparmiare un minuto sull’orario del lavoro “sacro”. Corsa dei robot frustrati in ritardo sull’orario del lavoro-religione, prepotenza di narcisi bolidi dall’acceleratore facile, soprattutto sulle strisce; come se la tua esistenza di pedone fosse un “ostacolo” da rimuovere. Come se “non ci fossi”. Non sono “ciechi”, ma “non ti vedono”…  Annullamento criminale. Muori per l’alienazione altrui (a volta sotto gli occhi stessi della polizia), nel silenzio di tutti; come se pirati pazzi e strade omicide fossero una specie di accettata “normalità”…. Ma chi non li vede i mille segni di impazzimento per la città? Ciclisti travolti, nelle sirene delle ambulanze, ogni giorno; insulti e violenza diffusa. Parlano di un saturato traffico, la nostra malattia quotidiana, ormai insostenibile.

Ogni mattina, nel traffico folle e saturato, uno si chiede perché? Perché subire, nel 21 secolo, con tutte le tecnologie e invenzioni in materia di mobilità creativa che caratterizzano altre capitale europee e megalopoli mondiali, subire quell’anacronista violenza l’assurdo, lo stupido, l’anacronistico. La città isterizzata al limite della propria follia che trasuda d’odio inutile.

Facciamo un urgente salto di pensiero! C’è la bicicletta!

esperienza fenomenologica totale

corpo a corpo con lo spazio, nuova geografia del paesaggio

tempo

E’ vagabondare, meditazione, mobilità in semi-veglia, sogno aperto.

 “riscoperta dell’altro”, uguaglianza

Perché non pensare la città come spazio comune, come flusso, mobilità lenta da attraversare più che conquistare?

Come rapporti, sorrisi, incontri, ri-convivenza

Inventiamo una città-fantasia, una città-energia, una città-incontro, una città-flusso, respiro, sogno…

Un colpo di pedale per strappare la città a quest’assurda paralisi – mentale.

BICI-FANTASIA per una CITTA-BAMBINA

@floremy

 

§ 2 risposte a Bicicletta-fantasia

  • Maurizio ha detto:

    Questo è il pezzo più bello che abbia mai letto su questa presa di coscienza. Il giornalismo poetico di Flore sparge memi di risveglio verso una vita sensata.

  • Matteo ha detto:

    E’ la realtà che vivo tutti i giorni. Non riuscivo a trovare le parole per descriverla. E tu l’hai fatto divinamente, in poesia, Flore. Grazie. Spero di poterti incontrare di nuovo.

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