Espelleteci
novembre 26, 2010 § Lascia un commento
Espelleteci tutti
barboni, senzatetto, poveri, non abbienti,
musulmani poligami
rumeni ghanesi e senegalesi
tzigani, sieropositivi, disabili
espelleteci tutti
rimarrete con la vostra triste Europa falsa bianca e ricca che non ride con tutti i suoi denti
tenetevi i vostri golden boys dalle cravatte macchiate di licenziamenti
tenetevi i vostri politici macchiati di respingimenti e rimpatri forzati
rinchiudeteci tutti in centri, cie, prigioni, carceri,
espellete persino i cittadini comunitari senza redditi e requisiti
voi che avete appena apposte le vostre finte firme al progetto europeo,
espellete i greci i polacchi e i portoghesi
ammazzate la bambina Europa nata dalla libertà, unica barriera alla vostra follia
ricominciate nella coazione a ripetere la vostra propria storia di appena 60 anni fa
riaprite i campi
i dissidenti siamo noi
quelli che vivono nelle pieghe del sistema, per strada, noi precari, barboni, poveri e zingari
quelli che aprono bocca e osano una strada diversa
dalla vita-binario della produzione mercantilizzata
disumana
Ma se quest’Europa bianca wasp e cristiana realistica materiale razionale e obbediente cresce e accetta solo lavoratori robotizzati e sottomessi che si alzano in mezzo ai loro sogni assenti per trasmutare in un corpo-macchina nel folle traffico di rabbia che uccide, per claxonare all’infinito la loro fustrazione di non esseri
umani
Se l’Europa è diventato questo vasto supermercato bianco che elimina i poveri, questo facebook reale, dove non ci si incontra mai ma dove una pelle scura vi fa paura
Espelletemi
vi scongiuro
Bicicletta e fantasia
novembre 10, 2010 § 1 Commento
Una macchina che ti travolge, in bicicletta. Quanti morti ci vorranno per fare emergere alla coscienza collettiva questo traffico-killer? Di pedoni e ciclisti soprattutto, quelli che scelgono la lentezza, la vitalità e la leggerezza e attraversano la città come elfi. La bici, mai come oggi, è l’unico mezzo sostenibile, rifiuto della “coazione masochista a ripetere” l’istinto di morte: persone auto-ingabbiate, traffico-sfogo di tutte le frustrazioni, prepotenza di narcisi nombrilisti pronti all’acceleratore. La nostra strada, la nostra unica agorà…
Non muori, però come lo vorrebbe la cultura antica, per “destino”o per “fatalità”, solo per i buchi o i sampietrini (anche se vere strade sarebbero urgente). Muori perché bolidi disumani ti vengono addosso, in modo sempre più veloce purché risparmiare un minuto sull’orario del lavoro “sacro”. Premono l’acceleratore, persino sulle strisce. Come se “non ci fossi”. Non sono “cieci”, ma “non ti vedono”. Annullamento criminale. Muori per la malattia altrui (a volta sotto gli occhi stessi della polizia), nel silenzio di tutti; come se una strada omicida fosse una specie di accettata “normalità”. Eppure nel corso degli ultimi anni, statistiche e studi dell’Istat sulla sicurezza stradale dicono della gravità della strage e del drammatico aumento degli incidenti causati da pirati.
Ha infatti ancora senso nel 21e secolo (sic!), con tutte le tecnologie e invenzioni in materia di mobilità creativa che caratterizzono altre capitale europee, subire quell’anacronista violenza? Facciamo un urgente salto di pensiero! Pensiamo la città come bene comune, come “rapporto”, inventiamo una città-bambina, una città-fantasia, una città-incontro, una città-respiro… Rispolveri la tua bici, vagabonda e poetica, che permette riscoperta dell’altro e nuove relazioni umane, (come scriveva l’antropologoMarc Augé nel un recente saggio sulla bicicletta). Un colpo di pedale per strappare la città a quest’assurda paralisi, mentale. La bici è fantasia!